E' una delle parole più usate, più inflazionate, e forse più amate della lingua italiana. Ma che significa davvero? La usiamo spessissimo. Ma perchè ci crediamo davvero, o solo per fare del sensazionalismo? L'ho sentita usare nei più svariati contesti: non succederà mai, è impossibile...stai facendo una cosa impossibile (ma se la sto facendo...)....non ci riesco, è impossibile....l'ho sentita usare perfino per i sentimenti:questa storia è impossibile...anche la pubblicità ne fa sfoggio, come limite valicabile...impossible is nothing.
Un dizionario della lingua italiana definisce così il termine:tutto ciò che non si può realizzare o conseguire in quanto contrasta con le possibilità reali o supera i limiti delle umane capacità.
E' un inizio. E mi fa domandare: quante volte usiamo il termine nella sua accezione corretta? Io credo pochissime. In realtà nella stragrande maggioranza dei casi sarebbe corretto dire "é altamente improbabile". Ma così non fa scena. Soprattutto, così non si ha un alibi. Perchè l'impossibile non dipende da noi, ne subiamo la forza. L'improbabile lascia uno spiraglio in cui devi lottare se vuoi farcela. Ma è difficile. Ma non è comodo. Impossibile è una parola splendida inventata per salvare un sacco di persone e fare i fighi. Per scaricare tutto al mondo e chiamarsi fuori da tutto ciò che non è facile. Lasciar perdere è un imperativo di oggi, tutto deve arrivarci addosso, e lottare per qualcosa non è più motivo d'orogoglio, ma solo fatica, perchè tante cose arrivano comunque da sole.
Ma rinunciare a qualcosa in cui si crede, qualcosa che si vuole veramente, questa è la vera infamia, molto più che la sconfitta. Qualcuno prima di me disse che chi perde, almeno ci ha provato. Chi non ci prova non perderà mai, certo, ma si perde un sacco di cose belle, un sacco di momenti che fanno sentire vivi e veri.
Ma credere in qualcosa significa non rassegnarsi mai, significa stringere i denti per raggiungere un obiettivo, e dare se stessi fino in fondo per arivarci. Chinare la testa e dire "é impossibile" è un modo molto chic per chiamarsi fuori dalla lotta. Ma nel mondo del vincere come imperativo supremo, non è il risultato che determina l'uomo, ma in modo in cui ha provato ad arrivarci. E questo sarebbe da tenere a mente.