giovedì 30 agosto 2007

Non creiamo un martire



La morte di Antonio Puerta ha scosso un po' tutti, me compreso. Un ragazzo di 23 anni, apparentemente sano, controllato da uno staff medico di prim'ordine, che si accascia su un campo di calcio, si riprende, esce con le sue gambe dal terreno di gioco, e poi muore, lasciando una giovane moglie con un figlio un arrivo, non lascia indifferenti. C'è il dispiacere per un ragazzo che aveva una vita intera davanti, probabilmente una vita non comune. Dispiacere acuito da una morte in diretta tv, vista con i nostri occhi, che sicuramente fa più effetto di una morte raccontata.

Il Siviglia non ha giocato la sera della morte, con i compagni giustamente scossi.

Ma adesso, a mio avviso, si esagera. Si invoca da più parti di fermarsi ancora, di non giocare la Supercoppa europea. Il giocatore ha ricevuto la più alta onorificenza statale. Con quali meriti? La sua vita valeva così tanto rispetto a quella delle persone comuni? La morte di un calciatore è così grave rispetto a quella di un muratore che precipita da un'impalcatura?

Martedì si è fermato il calcio, in segno di rispetto. Si sono svolti i funerali.

Ora andiamo avanti, come sempre, come si va avanti ogni giorno nonostante muoiano migliaia di persone nei modi più disparati.

Oppure fermiamoci ogn volta che succede una VERA tragedia, e diamo medaglie ed onori ai veri martiri, non a quelli creati solo per fare bella figura.

martedì 28 agosto 2007

Tellaro


C'è un posticino, sperduto tra le frastagliate coste liguri, di cui sono perdutamente innamorato. E' un piccolissimo borgo, vivo e operoso, costruito sulla ripida montagna ligure che scende nel mare, tra stretti e bui viottoli lastricati e tipiche casette da pescatori. Non si enra neppure con la macchina, va lasciata in alto, all'inizio del paese, e poi si scende a piedi passando dalla piazzetta.

Il piccolo porticciolo non è altro che una gettata di cemento liscia che si infila nell'acqua, raccolto tra le case che fanno da gradinata. Però è un incanto, è un senso di disagio e di forza che ti prende quando guardi quel mare che sembra calmo solo per rispettare il silenzio fuori dal tempo del borgo, ma pronto a esplodere la sua potenza pochi passi più in là. Ci perderei le ore, seduto lì con lo sguardo perso nell'azzurro, sotto la pioggia, in quello che può diventare un paesaggio talmente triste da regalarti una pace che non osavi neppure sognare. Chi gioisce dei propri tormenti interiori perchè in esse trova le radici della propria forza sa cosa intendo. E meglio di me lo sapevano quei poeti dell'800 che qui si stabilivano perchè solo qui riuscivano a dare una nuova scintilla alla loro vena.

Se non cercate il frastuono, il movimento, il clamore, l'eccesso o il modernismo, ve lo consiglio. Un'oretta basta e avanza. Il vostro animo vi ringrazierà.

venerdì 10 agosto 2007

Londra



La settimana prossima passerò qualche giorno a Londra, per l'ennesima volta in vita mia. E' difficile spiegare cosa rappresenta per me questa meravigliosa città. Io sono legato, legatissimo alla mia terra, al mio paese, alla tranquillità di questa valle ancora da scoprire per il mondo. Però...Londra è l'unico altro posto al mondo dove potrei vivere. Ha un'atmosfera unica, da tempi andati: anche nei posti più moderni si respira quell'aria da Impero Britannico che ti fa dimenticare di essere in una delle città più grandi del mondo. Londra è solo un grande, immenso villaggio, dove tutto tutto ha una ancora una dimensione umana. Tanti piccoli microcosmi diversi dal gigantismo che traspira nelle altre metropoli.

Una cosa particolare di Londra, che la rende meravigliosa, è che io sono convinto che una persona, portata a Londra bendata e messa in qualunque anonima via della città, riconoscerebbe subito il posto in cui si trova. Inconfondibile in ogni suo angolo. Parigi, ad esempio, pur ricca di tantissimi posti splendidi, mi è sembra sembrata molto più anonima e, nelle zone dove non si trovano monumenti o palazzi famosi, del tutto confondibile.

Ho provato a spiegare una cosa che dall'inizio era inspiegabile, e infatti mi sembra di non essere riuscito nel mio intento.

Forse Londra è solo, meravigliosamente, unicamente, per sempre, il posto più punk del mondo, nella sua stessa essenza ed esistenza.

E quindi...Oi a tutti!

venerdì 3 agosto 2007

50 kw ai neopatentati e tanti soldi alle industrie



Nuova legge: macchine fino a un massimo di 50 kw per i neopatentati.

Perfetto: a prima vista si potrebbe dire che qualcosa finalmente si muove per iniziare a salvare un po' di vite a chi non riesce a salvarsela da solo. Ma questo non mi preme più di tanto, oggi. La prima cosa che mi è venuta in mente leggendo questa nuova legge è: possibile che quando decidiamo di arrivare a un nobile fine ci dobbiamo per forza arrivare facendo una cazzata immane?

Esempio: il signor Mario Rossi è sposato con la signora Paola Bianchi e hanno un figlio, Paolo Rossi. Paolo Rossi compie 18 anni e ottiene la sospirata patente. La macchina di papà non si può usare: non è un macchinone ma ha comunque più di 50 kw di potenza. Beh, c'è l'utilitaria di mamma. Una Panda. Che ha più di 50 kw di potenza. Che corrispondono a 68 cv, mica 200.

Pochissime auto restano entro il limite.

Quindi i casi sono tre:

1- Mario Rossi può permettersi un auto nuova. Non era previsto, ed è costretto a spendere dei soldi che magari preferiva investire in altra maniera, ma così il figlio può circolare.

2- Mario Rossi non ha tanti soldi da spendere, ma una piccola macchina usata di qualche anno (un po' più di qualche anno, una volta c'erano più autovetture con minor potenza) al figlio può comprarla. Però quei soldi gli avrebbero fatto comodo per altro. Però la macchina è usata, e ha giun po' di anni = è meno sicura = inquina di più. E' così che si rinnova il parco macchine circolante?

3- Mario Rossi non può proprio comprare una macchina nuova. Il filglio prende la patente, la chiude nel cassetto, e aspetta i 21 anni. Quando sicuramente dovrà ricominciare a far pratica da zero.

Sarà, ma più ci penso, più è una cazzata.