giovedì 28 giugno 2007

Borgo medievale+auto d'epoca=Silver flag






Se non vi interessa il rombo dei motori senza elettronica, se non avete il cuore che batte a 4 tempi, questo evento non fa per voi. Ma se in uno dei borghi medievali più belli d'Italia (d'Europa?), la valdardese Castell'Arquato, mettiamo due giorni di auto d'epoca sportive, sportivissime, a fare avanti e indietro sui 9 km che separano il borgo dalla collinare Vernasca, metà tragitto a fondo valle e metà su ripidi tornanti, ecco a voi la Silver Flag, una delle manifestazioni per auto storiche più importanti d'Europa, rievocazione di un'antica gara dei tempi pionieristici dell'auto.


Tante macchine, quasi 200, passando dalle mitiche 500 Abarth a monoposto di Formula 1 degli anni 60-70, che spaccano i timpani ma nemmeno te ne accorgi, tanto è bello il rumore che fanno.


Gente da ogni parte del mondo, pezzi unici e pregiati, e qualche pazzo che guida come se la vera Silver Flag, quella con i cronometristi e l'ordine d'arrivo, non si fosse mai estinta.


Sabato pomeriggio e domenica mattina, e in mezzo il tempo per visitare il borgo e la nostra bellissima val d'Arda, e scusate se è poco.

giovedì 21 giugno 2007

Avete presente il Green volley?


E' un luogo ipotetico, mitologico, dove aitanti ragazzotti e prestanti ragazzotte passano il weekend, tra birra che scorre a fiumi, campi e palloni , sole e risate, birra che scorre a fiumi, notti in tenda, canti e vociare, panini e grigliate, birra che scorre a fiumi (la ripetizione è voluta), dove l'amore per il volley si unisce a quello per la compagnia e il divertimento, l'ebbrezza arriva anche senz'alcool, la semplicità dello stare insieme è talmente bella e rara che pare quasi anacronistica, le chiappette e le cosciotte abbronzate resuscitano da ogni notte brava, tutti si sfiancano per battere l'avversario il prima possibile, in ogni modo, per correre poi il prima possibile a berci una birra insieme.

Non esiste, detrattori, un'altra attività che unisca socialmente, porti alla sana competizione, uomini e donne insieme, permetta attività fisica, sole e divertimento, così completa come il Green volley.

Provare per credere.

mercoledì 13 giugno 2007

Quando tutti faranno, insieme, il bene di tutti?


In questi giorni su internet circola un file che chiede e si chiede dov'è finita la Eolo (nella foto) l'auto ad aria che era stata presentata al Motor show nel 2001.

Esisteva, ma il progetto, non si sa perchè, fu bloccato.

Io vorrei volare un po' più basso: senza tanti voli pindarici su fantomatiche forme alternative di locomozione, penso a una cosa più semplice.

Le macchine di oggi (parliamo di diesel) fanno mediamente 15 km/litro o poco più. Quando gli ultimi modelli arrivano a superare i 20 km/litro ce li spacciano come un miracolo della tecnologia.

40 anni fa la Volkswagen aveva già dei prototipi, perfettamente funzionanti e producibili, di vettura da 40 km/litro se non di più. Volete che con la tecnologia di oggi tutti i più grandi costruttori del mondo non siano in grado di produrre vetture, ugualmente performanti, da almeno 60 km/ litro? Ma non si può, perchè il petrolio bisogna venderlo, ci sono degli accordi di cartello nascosti e molto più complessi di quello che si pensa, e più la disponibilità petroliferà diminuirà, più ce lo faranno pagare. E noi pagheremo, perchè (soprattutto noi maschietti) siamo troppo stupidi per staccarci dall'immagine della nostra macchina strafiga per salire su un autobus a metano.

Bene, la mia idea è questa:

Costruttori, dateci automobili che fanno 60 km/litro

Petroliferi, dateci gasolio a 2,5 euro al litro.

Facciamo due conti:

Oggi (la mia macchina fa 16 km/litro), per fare 200 km, uso 12,5 litri di nafta, con un esborso di circa 14,7 euro.

Nel caso da me prospettato, per fare gli stessi 200 km, userei 3,33 litri di nafta, spendendo 8,33 euro.

Conclusioni:

ho speso meno, più del 40% in meno, mica bruscoletti

ho inquinato meno, circa il 75% in meno

ho utilizzato meno petrolio, che è una risorsa scarsa, e quindi lo faccio durare di più

il petroliere ha guadagnato comunque, perchè mi vende meno carburante, ma con elevatissimi margini di guadagno

Chi ci perde?

Secondo me, nessuno. Mi sembra quasi il dilemma del prigioniero, in cui nessuno fa il primo passo perchè se la controparte non reagisce nel migliore dei modi, invece di guadagnare tutti, guadagna solo la controparte.
Se non è così semplice, voglio qualcuno che venga a dimostrarmelo.

lunedì 11 giugno 2007

Stesso prezzo, meno prodotto:ve ne accorgete?



Hanno cominciato i Ringo, tempo fa. A chi era bambino negli anni 80, e oggi continua (più o meno saltuariamente) a gustare i Ringo, non può essere certo passata inosservata la drastica diminuzione dimensionale che i biscotti hanno subito negli anni. E non c'entra nulla il fatto che da bambini le cose ci sembravano più grandi perchè eravamo più piccoli noi. Negli anni 80, i Ringo erano più grandi. Il tubo però, è rimaste uguale: hanno aumentato lo spessore della carta bianca ondulata di protezione, per dare l'illusione che la quantità di prodotto offerta fosse la stessa.

Per contenere i prezzi della confezione, a quanto pare, non avevano scelta.

E anche se aumentare il prezzo oppure diminuire la quantità di prodotto sembra la stessa cosa, non lo è. Quello che conta è la battuta di cassa, cioè il prezzo dell'unità di vendita, indipendentemente dalla quantità: i Ringo sono biscotti, non possono avere una battuta di cassa troppo alta, che vada oltre certe barriere psicologiche di prezzo (avete presente i vari x.99 euro?), e così la strada migliore era quella di ridurre la dimensione dei biscotti per risparmiare e continuare a dare lo stesso prezzo su una confezione che contenesse lo stesso numero di biscotti, anche se più piccoli.

Strada battuta da tanti: ricordate quando sono uscite le Pringles? Riempivano il tubone che era una meraviglia, erano quasi rotonde. Oggi sono piccolissime, allungate, un lato è lungo quanto il diamtero del tubo, l'altro lato...lasciamo perdere. Dentro il tubo, si muovono e ballano tanto che spesso sono capovolte o infilate negli spazi vuoti.

L'ultima scoperta in ordine di tempo: il pane del Mulino bianco (quello a fette per intenderci): stessa cosa. Prima la busta lo avvolgeva in modo quasi aderente, ora le prime fette sono spesso coricate, tanto è lo spazio che hanno ora a disposizione nell'involucro. Sono sempre più piccole. Come questi, ci saranno tanti altri prodotti con lo stesso espediente, che non ho notato o che solitamente non acquisto.

Purtroppo non è facile il confronto con il passato, anche guardando il peso netto, perchè nessuno credo si ricordi il peso netto di questi prodotti di qualche anno fa: informazione inutile da trattenere, conseguenza molto comoda per i produttori.

A voi dire se è una pratica giusta o meno: io intanto vi ho messo la pulce all'orecchio.

martedì 5 giugno 2007

Dove sono i papà di una volta?



Ieri ho visto un'intervista al papà del minorenne che è in carcere per la morte allo stadio di Catania del poliziotto Filippo Raciti, e che è stato scaricato dall'accusa di omicidio: resta in carcere per resistenza a pubblico ufficiale.

In questo momento non mi interessa più di tanto la vicenda in sè, anche se a titolo personale io ritengo che il fatto che lui sia o meno l'omicida materiale sia del tutto incidentale. Il risultato finale non cambia il suo gesto: forse questa volta non l'ha ucciso lui, ma è un caso. Ha aggredito un poliziotto in un modo che poteva essere letale: che sia lui ad averlo materialmente ucciso o meno, per me resta un potenziale assassino, un criminale che ha trasformato una partita di calcio in una guerra. Come tutti i suoi compari, del resto.

La questione è un'altra: il padre chiedeva giustizia e verità. Sacrosanto, come sacrosanto è l'amore di un padre che fino all'ultimo spera a qualunque condizione che il figlio prima di tutto esca di galera e poi, magari, che sia anche innocente. Non mi sento di condannarlo per questo.

Però sono rimasto gelato nel vedere la rabbia, il livore di questo papà che rivendicava giustizia per il figlio come se questo fosse una povera vittima incolpevole, un bravo e pacifico ragazzo finito chissà come sul banco degli imputati, neanche si trattasse di uno scambio di persona.

E non è la prima volta che vedo comportamenti del genere da parte di genitori che si trovano i figli in queste condizioni.

Ma porca puttana, dico io, una volta che sia una riuscirò a sentire un papà che, pur sperando di vedere il figlio a casa e fuori di galera, se ne esca con un: "Mio figlio è un delinquente, sono schifato dasuo comportamento, non credevo che fosse capace di cose del genere", ecc....????

Mai?

Mai un padre che si incazzi con il figlio, che pubblicamente gli urli "Che cazzo hai fatto deficiente?" Questa sarebbe stata una reazione accettabile: la speranza,ma anche la rabbia, lo sconforto. Non la difesa a priori, lo scagliarsi contro tutto e tutti per vittimizzarsi ad ogni costo.

Fossi io quel ragazzo, spererei di rimanere in galera, perchè trovarmi di fronte mio padre il giorno che torno a casa, sarebbe una pena molto peggiore.

A volte, generalizzando ed esagerando, si colpevolizzano i genitori per gli errori dei figli.

Non dico che sia così, che sia per forza colpa dei genitori. Però almeno il pensiero che questi non abbiano nemmeno fatto nulla per evitare che il figlio diventasse un delinquente...sì, ogni tanto mi sfiora.

lunedì 4 giugno 2007

L'AIDS come controllo naturale



Ho sempre pensato che la forza della natura sia immensa, ancora più grande di quanto siamo disposti ad ammettere, e che tantissimi eventi e mutamenti che presuntuosamente (anche se ci sarebbe ben poco di cui vantarsi...) siano in realtà messi in atto dalla natura per il suo fine unico: la propria sopravvivenza e il proprio equilibrio.

La natura è egoista: pensa solo a se stessa, e a preservarsi. E non guarda in faccia a nessuno, quello che le permette di andare avanti nel modo migliore, è il bene.

L'aids.

Sappiamo che arriva dall'Africa. Sappiamo, forse, che arriva dalle scimmie.

Negli anni si sono sentite teorie di ogni genere, anche che fosse stato isolato in laboratorio e volontariamente immesso nel mondo per chissà quale fine nascosto.

Io la vedo diversamente, e sia chiaro, lungi da me qualunque discorso di tipo razziale.

La natura controlla, cesella, gestisce e dosa le risorse. E deve riequilibrarle quando l'uomo con la sua scelleratezza devia dalla retta via.

In Africa centrale si verifica da decenni (secoli?) una situazione tutt'altro che allineata. La popolazione è vasta, sempre di più. Le risorse a disposizione (alimentari e altro) scarsissime, sempre meno. Si muore di fame e di sete.

Per la natura è inaccettabile: deve (ha dovuto) intervenire per permettere una situazione che non mandasse il mondo in rovina.

Siccome probabilmente, viste le caratteristiche morfologiche e climatiche del luogo, non era possibile far sì che aumentassero le risorse disponibili per soddisfare tutti, la via più percorribile era quella di ridurre gli utilizzatori di queste risorse.

E ha introdotto l'AIDS: come forma di controllo per decimare la popolazione (detto così è brutto,ma...) e renderla sostenibile per l'ambiente circostante.

E come l'ha introdotto?

In Europa probabilmente sta controllando la popolazione con un'altra piaga, ma non è questo il momento di discuterne.
In Africa, dove l'unica cosa che tutti possono fare perchè non costa nulla è scopare, la cosa più semplice era introdurre un agente di controllo della popolazione di tipo sessuale.

E in questo modo la natura cerca di reagire allo squilibrio che si è venuto a creare. Diffonde un virus che attraverso il sesso (e l'ignoranza di chi spesso non ha i mezzi per conoscerlo e tutelarsi) tenta di controllare e mantenere entro limiti accettabili la popolazione che si serve di una terra già povera di risorse.

L'uomo combatte questo stato di cose, si fa più forte, si protegge, si cura, e quindi l'obiettivo che madre natura si è proposto diventa sempre più difficile da perseguire.

Ma resta il fatto che nulla avviene per caso, e che la natura ha regole e strategie ben precise con cui tenta di far sopravvivere il mondo più a lungo possibile, causando meno disagi possibili nell'insieme delle specie. Anche se questo a volte, nei suoi calcoli, significa che è l'uomo a dover pagare pegno.

venerdì 1 giugno 2007

Perchè gli spagnoli cenano alle 10?



Tantissime volte, quando certi usi, certe abitudini vengono etichettati come "culturali", trovo in me la forza di dissentire. Ho sempre creduto che certe nostre tradizioni non vengano dalla storia culturale del posto in cui viviamo, ma molto più primitivamente (e semplicemente) da atavici allineamenti che il nostro corpo mantiene nei confronti della natura.

Un esempio è la mia risposta al quesito di cui in oggetto.

Perchè gli spagnoli cenano così tardi alla sera? Si dice per abitudine, per differente stile di vita e orari, ecc... Secondo me è a causa del sole, o meglio delle ore di sole, un po' come in quell'esperimento in cui alcune persone erano state isolate senza orologi e senza luce naturale in modo da non poter distinguere quando fosse giorno e quando fosse notte, e il loro ritmo circadiano si era allungato da 24 a circa 25 ore.

Vediamo se riesco a spiegarmi: la Spagna è, più o meno, alla nostra stessa latitudine, quindi in ogni periodo dell'anno ha la stessa quantità di luce e di buio che abbiamo noi.

Ha il nostro stesso fuso orario, per convenzione, ma longitudinalmente tra noi e loro c'è una discreta differenza. Basti pensare che l'Inghilterra, che longitudinalmente è più vicina a noi della Spagna, ha un fuso diverso, sono indietro di un'ora, sempre per convenzione.

Questo significa che quando da noi sono le 8 di sera sono le 8 di sera anche in Spagna, ma nel ciclo naturale del giorno, la giornata non è allo stesso punto. Loro sono più indietro. in una giornata con 12 ore di giorno e 12 ore di notte, come l'equinozio di primavera, se da noi il sole sorge alle 7 del mattino e tramonta alle 7 di sera, da loro sorgerà più tardi, diciamo quasi alle 8, e allo stesso modo tramonterà quasi alle 8. Perchè di fatto, a livello naturale, tra noi e loro c'è quasi un'ora di differenza, anche se convenzionalmente siamo nello stesso fuso e quindi non c'è differenza di orario.

Questo significa che se noi ceniamo alle 20.30, quasi alle 21, perchèil nostro corpo si è regolato sul sole e sul fatto che a quell'ora la giornata è in un certo modo finita, questo da loro avviene più tardi, perchè alle 21 hanno (ad esempio d'estate) più luce di noi ancora davanti, e anche il loro bioritmo è quindi più elevato. Quindi ceneranno quando la giornata sta per finire come da noi, cosa che per convenzione dei fusi orari avviene un'ora dopo rispetto alle nostre abitudini, ma nel ciclo naturale della giornata avviene in realtà nello stesso istante.

Tutto questo per dire che la natura determina la nostra vita, e che le differenze sono scientemente decise dall'uomo, come in questo caso, in cui in realtà non c'è nessuna differenza tra le nostre abitudini e le loro.