lunedì 12 novembre 2007

Basta con l'esaltazione della delinquenza!



Ieri un delinquente è morto in un autogrill.
Siccome era tifoso della Lazio, così almeno diceva lui, si è pensato di fermare il calcio.
E la foto che metto è quella dell'unica persona che stimo per il comportamento di ieri: l'unico calciatore di serie A che non si è piegato al solito ricatto degli ultras, una maniata di delinquenti che comandano il nostro calcio, minacciano e decidono come disporne, e ha RIFIUTATO di indossare il lutto al braccio per una persona che nemmeno aveva mai sentito nominare.
Ieri dalle curve e dai cortei si levavano parole come "onore", "rispetto". Ieri le uniche due persone degne di onore e rispetto erano Clarence Seedorf e il poliziotto a cui è partito il colpo, che ogni giorno combatte contro dei delinquenti, e che probabilmente è stufo di dover intervenire anche la domenica perchè una banda di ragazzotti decide di prendersi a sprangate in autogrill solo perchè i loro dirimpettai indossano una sciarpa di colore diverso.
Io sono schifato. Ma dai tifosi, e dai calciatori che subiscono. Ieri Doni ha provato a calmare i suoi tifosi a Bergamo (tifosi è una parola grossa...si sa da sempre che gli ultras atalantini sono da Bronx)e si è sentito rispondere: "se giocate succede qualcosa di brutto". Io mi vergognerei a indossare la maglia sostenuta da questi ultras, e mi rifiuterei di scendere in campo davanti a loro: o escono dallo stadio o non gioco.
Fermare il calcio non serve a nulla: è solo l'ennesima sconfitta. Soprattutto perchè quello che è successo ieri non c'entra nulla con il calcio.
Un gruppo di delinquenti ha scatenato una rissa contro dei propri simili. C'è scappato il morto. E allora? Sinceramente non me ne frega nulla, e se sono dispiaciuto lo sono per il poliziotto che andrà nei casini e per la famiglia del morto che ha perso il figlio, non certo per lui. Per quanto esagerata, la sua morte è solo la conseguenza delle sue azioni. Andava a vedere una partita. E allora? Per questo si deve fermare il calcio? Tanto più che forse della partita non avrebbe visto nulla, sarebbe rimasto sulla balaustra, spalle al campo a incitare i suoi compari alla lotta. Ogni giorno muoiono in modo molto più grave un sacco di persone, ma il mondo non si ferma.
E non doveva fermarsi ieri, soprattutto per la morte di uno che era tutto tranne che quello che dicono i suoi amici:"un bravo ragazzo."

venerdì 2 novembre 2007

Volando qua e là...



Nelle prossime 2 settimane prenderò "qualche aereo". Per lavoro, naturalmente...volare per piacere sarebbe molto meno faticoso, e soprattutto darebbe più tempo di visitare i posti. Così invece, come al solito, conoscerò alberghi e aeroporti, qualche zona commerciale, e se va bene un paio di birrerie in centro la sera.

Tanto per intenderci, vi spiego il piano di volo:

lunedì 5: Linate - Dublino (AerLingus)

mercoledì 7: Dublino - Cork (Ryanair)

mercoledì 7: Cork - Dublino (Ryanair)

giovedì 8: Dublino - Linate (AerLingus)

lunedì 12: Malpensa - Tallinn (EstonianAir)

martedì 13: Tallinn - Riga (AirBaltic)

mercoledì 14; Riga - Malpensa (AirBaltic)

E per ora può bastare direi... Oggi ci pensavo, pensavo a tutto quello che comporta essere un frequent flyer. A parte lo sbattimento e il vedere poco dei posti dove visiti, e soprattutto il dormire via da casa, dal mio letto, dalla mia famiglia, che per me è una cosa molto poco piacevole, ci sono anche alcuni aspetti piacevoli.

Lo stress del viaggio è ormai pressochè inesistente: al check-in vedo persone che al momento di prendere l'aereo sembrano dover partire per la guerra: preoccupate ed ansiose, controllano ripetutamente biglietti, bagaglio a mano, documenti, si pongono mille domande e mille problemi sulle varie procedure. E se sono in gruppo si animano anche le discussioni a riguardo. Si interrogano su cosa succede ad ogni piccolo step della procedura, e soprattutto gestiscono le tempistiche con anticipi mostruosi come se dovesse accadere chissà cosa.

Si presentano al check-in con 3 ore di anticipo, solo per aspettare. Presentarsi al check-in 2 ore prima della partenza, dice la procedura. Ma dato che il check-in chiude 40 minuti prima del decollo, io calcolo di esserci 1 ora prima, così ho 20 minuti di margine e in più la coda si è già smaltita.

E poi stare su un aereo è molto rilassante: conti alla mano, ci si trova in uno dei posti più sicuri al mondo, in assoluto, senza possibilità di smentita. La parte più stressante del viaggio, per quanto mi riguarda, è andare in macchina fino in aeroporto...dopo di che, finalmente relax!

Inoltre impari a conoscere le varie compagnie, i loro servizi, e quando poi ti capita di poter viaggiare per il tuo piacere, hai la possibilità di scegliere con cognizione di causa, senza affidarti a un tour operator e subire dei voli da incubo con la Livingston di turno (così, tanto per darvi un suggerimento....).

Chiudo con la mia opinione controcorrente.

L'Alitalia sta fallendo.

Per tutti coloro che superficialmente giudicano senza conoscere, significa che è una compagnia di merda. Invece sta fallendo per la pessima gestione finanziaria, non certo per il servizio che dà.

Per quanto mi riguarda, volare con Alitalia è sempre un piacere: certo, le compagnie asiatiche e mediorentali oggi sono imbattibili, ma almeno in Europa la nostra compagnia per me resta la migliore, molto superiore alle tanto decantate AirFrance e BritishAirways. Non conosco la Lufthansa, con cui non ho mai volato.

I voli Alitalia sono puntuali (nel 2006 seconda compagnia più puntuale in Europa dopo la Ryanair), il personale è sempre cortese e gentile, ti coccola, i pasti sono molto sopra la media, abbondanti, così come gli snack, sempre ottimi e vari, non i due biscottini che ti rifilano gli altri.

Certo, è cara. Il servizio si paga. Ma lo vale.

E adesso chiudo, e a risentirci al mio ritorno.

lunedì 22 ottobre 2007

Ukyo Katayama



Oggi vorrei semplicemente citare le parole di un uomo straordinario. Anzi, probabilmente di un uomo normale, come tanti, la cui straordinarietà sta nel non essersi mai fermato o arreso di fronte a nulla per inseguire i propri sogni e i propri obiettivi. Non ha fatto cose comuni, ma forse per qualcuno nemmeno eccezionali: ma non è importante cosa ha fatto nella sua vita, per questo è inutile che stia a raccontarvelo. E' il modo in cui ha deciso di vivere quest'unica vita che ci viene regalata che lo rende, ai miei occhi, un grande uomo.


"Sembra quasi che diventando adulti il nostro bagaglio di scuse sia già bell'e pronto. Ecco che cominciamo a dire:non ho soldi, mi mancano le spinte giuste, sto invecchiando... E poi ci sono le paure: e se mi licenziano? Se divento povero allimprovviso? Cose del genere. Il denaro è diventato misura di tutte le cose e questo ci ha tolto il gusto di inseguire i sogni che ci portiamo dietro fin dall'infanzia. Io continuerò per la mia strada, anche perchè voglio insegnare all'uomo a non rinunciare mai alla parte più bella di se stesso." (U.K.)

mercoledì 10 ottobre 2007

I'm a believer, not just a dreamer



Vado in Germania per una settimana, non ho molta voglia. C'è un grande artista che in una sua canzone dice :"I'm a believer, not just a dreamer." Anch'io. Ci credo, sono d'accordo con lui. Io non so solo sognare (cosa che faccio peraltro egregiamente, in quantità, ad occhi aperti), ma so anche credere. Credo fortemente, credo fermamente in ogni cosa che faccio e che decido di portare avanti, e credo nella realtà di ogni mio sogno o desiderio. Credo, credo, credo. E se non sarò io a realizzarli, si realizzeranno da soli. Succederà. Perchè io ci credo.

Perchè sono un infantile, sono maturo in tutto quello che non serve, e felicemente immaturo in tutto quello che mi interessa. Non so se è una maledizione o una benedizione, ma sono così, che posso farci. Mi nutro di sensazioni che volano e mi raggiungono, sono l'apoteosi dell'esilio dal mondo, mi creo una realtà che ignora chi mi sta intorno, e ritorno in carreggiata a sberloni e pizzicotti, spesso autoinflitti. Perchè?

Perchè no.

giovedì 4 ottobre 2007

L'impossibile



E' una delle parole più usate, più inflazionate, e forse più amate della lingua italiana. Ma che significa davvero? La usiamo spessissimo. Ma perchè ci crediamo davvero, o solo per fare del sensazionalismo? L'ho sentita usare nei più svariati contesti: non succederà mai, è impossibile...stai facendo una cosa impossibile (ma se la sto facendo...)....non ci riesco, è impossibile....l'ho sentita usare perfino per i sentimenti:questa storia è impossibile...anche la pubblicità ne fa sfoggio, come limite valicabile...impossible is nothing.

Un dizionario della lingua italiana definisce così il termine:tutto ciò che non si può realizzare o conseguire in quanto contrasta con le possibilità reali o supera i limiti delle umane capacità.

E' un inizio. E mi fa domandare: quante volte usiamo il termine nella sua accezione corretta? Io credo pochissime. In realtà nella stragrande maggioranza dei casi sarebbe corretto dire "é altamente improbabile". Ma così non fa scena. Soprattutto, così non si ha un alibi. Perchè l'impossibile non dipende da noi, ne subiamo la forza. L'improbabile lascia uno spiraglio in cui devi lottare se vuoi farcela. Ma è difficile. Ma non è comodo. Impossibile è una parola splendida inventata per salvare un sacco di persone e fare i fighi. Per scaricare tutto al mondo e chiamarsi fuori da tutto ciò che non è facile. Lasciar perdere è un imperativo di oggi, tutto deve arrivarci addosso, e lottare per qualcosa non è più motivo d'orogoglio, ma solo fatica, perchè tante cose arrivano comunque da sole.

Ma rinunciare a qualcosa in cui si crede, qualcosa che si vuole veramente, questa è la vera infamia, molto più che la sconfitta. Qualcuno prima di me disse che chi perde, almeno ci ha provato. Chi non ci prova non perderà mai, certo, ma si perde un sacco di cose belle, un sacco di momenti che fanno sentire vivi e veri.

Ma credere in qualcosa significa non rassegnarsi mai, significa stringere i denti per raggiungere un obiettivo, e dare se stessi fino in fondo per arivarci. Chinare la testa e dire "é impossibile" è un modo molto chic per chiamarsi fuori dalla lotta. Ma nel mondo del vincere come imperativo supremo, non è il risultato che determina l'uomo, ma in modo in cui ha provato ad arrivarci. E questo sarebbe da tenere a mente.

giovedì 27 settembre 2007

La tempesta



Visto che ogni tanto mi prende la vena artistica, mi sembra giusto lasciare come eterna firma alle pagine della rete questa mio modesto prodotto:


LA TEMPESTA


Di questo temporale che sfonda e spinge dentro,
esploso ora quando tutto si era spento,
non so gioire quanto avrei desiderato,
non so soffrire del suo tempo sbagliato

perché nefasto nei suoi modi e nei momenti
ma furioso nei più dolci sentimenti
prende l’anima, rischiara e scuote
e senza il tuo sapore lascia notti vuote.

Che sia io maledetto, se mai me ne pentissi
Di vivere stordito da mille e più tamburi
Che picchiano laggiù, nel cuore più profondo

E lasciano al mio giorno solo tristi eclissi
Dove le tue labbra scompaiono tra i muri
Di bui labirinti che ti nascondono al mio mondo.

martedì 18 settembre 2007

Canto lamentoso del povero figliuol che si strugge



Potremo ancora giocare la partita del tempo
magari colorare qualche cartolina
e nelle notti future buttarci via
tenere il cuore lontano dalla nostalgia e
questa voglia di caldo che arriva piano
e questa sete di vita che prende la mano
avremo tavoli pieni di persone contente
e fuori dei motori pieni di benzina
e l' occasione di vivere fantasie
e di nascondere piccole malinconie
ma la paura e la noia ritorna piano
la solitudine porta così lontano.

Com' è difficile dire tutto quello che sento
tutte le piccole grandi verità
ed ogni movimento che mi cambierà
e camminare così nell'infinito che ho dentro
che si modifica e cerca libertà
e chiede di capire quello che sarà
se parli piano puoi sentirlo già
ascolta l' infinito.

Vedremo case tradite dal passare degli anni
ci sembreranno piccole e dimenticate
ritroveremo discorsi curiosità
e quel dolcissimo male ci accarezzerà
ma non avremo parole per dire dov' è
e l' abitudine porta così lontano

non è possibile dire tutto quello che accende
tutte le deboli e forti simmetrie
che lasciano nell'anima le poesie
quella parte di noi che l' infinito nasconde
che ci modifica e vuole verità
e sa comunicare quello che sarà
se guardi dentro puoi vederlo già
ascolta l' infinito

mercoledì 12 settembre 2007

Grandi idee per piccole realtà



Una marcia longa con pranzo incluso: è la Magnalonga, originale iniziativa ideata e organizzata dalla Pro loco di Fiorenzuola e da quella di Baselica Duce, con il Comune e la collaborazione del circolo giovani Filmkamera. La prima edizione di quella che si preannuncia come una manifestazione unica nel suo genere, si terrà domenica 30 settembre prossimo ma le iscrizioni sono già aperte. I posti per i marciatori buongustai sono infatti limitati a 159 iscrizioni. Perché questo numero? «Per creare curiosità attorno all'evento», dice il presidente della Pro loco di Fiorenzuola Eugenio Fabris che, insieme alla collega di Baselica Patrizia Concari, presiede all'organizzazione. La prima edizione assoluta della Magnalonga si terrà infatti nell'anello di Baselica, frazione rurale di Fiorenzuola. Si tratta di un percorso già molto utilizzato durante la bella stagione, da corridori, camminatori e ciclisti. La manifestazione podistica sui generis accoglierà persone di ogni età e con qualsiasi tipo di allenamento alle spalle. Unico requisito: amare la buona tavola. Verranno serviti piatti tipici della nostra tradizione: tortelli burro e salvia, salumi piacentini dop, coppa arrosto accompagnati da vini dei colli piacentini. «Per evitare che si spargano bicchieri di carta lungo il percorso - precisa Fabris - doneremo ad ogni partecipante un bicchiere di vetro, contenuto nel suo sacchetto di stoffa da appendere al collo, come si fa nei saloni del gusto e nei festival del vino». La mangiata sarà naturalmente itinerante: la partenza sarà alle 11,30 dal piazzale del Bocciodromo (campo sportivo), gli aperitivi alla proprietà Santa Maria Piccola (grazie alla disponibilità dei proprietari), l'antipasto a Sant'Antonio davanti al "vascone", il primo piatto nella sala parrocchiale della chiesa di Baselica (sede della Pro loco), il secondo piatto alle ex scuole di Baselica, messe a disposizione da Filmkamera e Comune. Il dolce lo si gusterà alla proprietà Bosco di Sotto, e il caffè all'arrivo, previsto per le 12,30, al bar del Bocciodromo. Ad ogni partecipante verrà consegnata una pettorina colorata che funzionerà anche da ticket, con la punzonatura successiva dei vari buoni pasto (per antipasto, primo, secondo, dolce e caffè). Per iscriversi alla Magnalonga basta rivolgersi alla Pro loco di Baselica o a quella di Fiorenzuola, direttamente nella sede in corso Garibaldi. Per la buona riuscita della manifestazione, sono stati coinvolti anche gli agenti della polizia municipale, il gruppo Alpini di Fiorenzuola che aiuterà a tracciare il percorso, la pubblica assistenza Valdarda per il servizio assistenza. In caso di maltempo la Magnalonga verrà spostata al 14 ottobre.

giovedì 30 agosto 2007

Non creiamo un martire



La morte di Antonio Puerta ha scosso un po' tutti, me compreso. Un ragazzo di 23 anni, apparentemente sano, controllato da uno staff medico di prim'ordine, che si accascia su un campo di calcio, si riprende, esce con le sue gambe dal terreno di gioco, e poi muore, lasciando una giovane moglie con un figlio un arrivo, non lascia indifferenti. C'è il dispiacere per un ragazzo che aveva una vita intera davanti, probabilmente una vita non comune. Dispiacere acuito da una morte in diretta tv, vista con i nostri occhi, che sicuramente fa più effetto di una morte raccontata.

Il Siviglia non ha giocato la sera della morte, con i compagni giustamente scossi.

Ma adesso, a mio avviso, si esagera. Si invoca da più parti di fermarsi ancora, di non giocare la Supercoppa europea. Il giocatore ha ricevuto la più alta onorificenza statale. Con quali meriti? La sua vita valeva così tanto rispetto a quella delle persone comuni? La morte di un calciatore è così grave rispetto a quella di un muratore che precipita da un'impalcatura?

Martedì si è fermato il calcio, in segno di rispetto. Si sono svolti i funerali.

Ora andiamo avanti, come sempre, come si va avanti ogni giorno nonostante muoiano migliaia di persone nei modi più disparati.

Oppure fermiamoci ogn volta che succede una VERA tragedia, e diamo medaglie ed onori ai veri martiri, non a quelli creati solo per fare bella figura.

martedì 28 agosto 2007

Tellaro


C'è un posticino, sperduto tra le frastagliate coste liguri, di cui sono perdutamente innamorato. E' un piccolissimo borgo, vivo e operoso, costruito sulla ripida montagna ligure che scende nel mare, tra stretti e bui viottoli lastricati e tipiche casette da pescatori. Non si enra neppure con la macchina, va lasciata in alto, all'inizio del paese, e poi si scende a piedi passando dalla piazzetta.

Il piccolo porticciolo non è altro che una gettata di cemento liscia che si infila nell'acqua, raccolto tra le case che fanno da gradinata. Però è un incanto, è un senso di disagio e di forza che ti prende quando guardi quel mare che sembra calmo solo per rispettare il silenzio fuori dal tempo del borgo, ma pronto a esplodere la sua potenza pochi passi più in là. Ci perderei le ore, seduto lì con lo sguardo perso nell'azzurro, sotto la pioggia, in quello che può diventare un paesaggio talmente triste da regalarti una pace che non osavi neppure sognare. Chi gioisce dei propri tormenti interiori perchè in esse trova le radici della propria forza sa cosa intendo. E meglio di me lo sapevano quei poeti dell'800 che qui si stabilivano perchè solo qui riuscivano a dare una nuova scintilla alla loro vena.

Se non cercate il frastuono, il movimento, il clamore, l'eccesso o il modernismo, ve lo consiglio. Un'oretta basta e avanza. Il vostro animo vi ringrazierà.

venerdì 10 agosto 2007

Londra



La settimana prossima passerò qualche giorno a Londra, per l'ennesima volta in vita mia. E' difficile spiegare cosa rappresenta per me questa meravigliosa città. Io sono legato, legatissimo alla mia terra, al mio paese, alla tranquillità di questa valle ancora da scoprire per il mondo. Però...Londra è l'unico altro posto al mondo dove potrei vivere. Ha un'atmosfera unica, da tempi andati: anche nei posti più moderni si respira quell'aria da Impero Britannico che ti fa dimenticare di essere in una delle città più grandi del mondo. Londra è solo un grande, immenso villaggio, dove tutto tutto ha una ancora una dimensione umana. Tanti piccoli microcosmi diversi dal gigantismo che traspira nelle altre metropoli.

Una cosa particolare di Londra, che la rende meravigliosa, è che io sono convinto che una persona, portata a Londra bendata e messa in qualunque anonima via della città, riconoscerebbe subito il posto in cui si trova. Inconfondibile in ogni suo angolo. Parigi, ad esempio, pur ricca di tantissimi posti splendidi, mi è sembra sembrata molto più anonima e, nelle zone dove non si trovano monumenti o palazzi famosi, del tutto confondibile.

Ho provato a spiegare una cosa che dall'inizio era inspiegabile, e infatti mi sembra di non essere riuscito nel mio intento.

Forse Londra è solo, meravigliosamente, unicamente, per sempre, il posto più punk del mondo, nella sua stessa essenza ed esistenza.

E quindi...Oi a tutti!

venerdì 3 agosto 2007

50 kw ai neopatentati e tanti soldi alle industrie



Nuova legge: macchine fino a un massimo di 50 kw per i neopatentati.

Perfetto: a prima vista si potrebbe dire che qualcosa finalmente si muove per iniziare a salvare un po' di vite a chi non riesce a salvarsela da solo. Ma questo non mi preme più di tanto, oggi. La prima cosa che mi è venuta in mente leggendo questa nuova legge è: possibile che quando decidiamo di arrivare a un nobile fine ci dobbiamo per forza arrivare facendo una cazzata immane?

Esempio: il signor Mario Rossi è sposato con la signora Paola Bianchi e hanno un figlio, Paolo Rossi. Paolo Rossi compie 18 anni e ottiene la sospirata patente. La macchina di papà non si può usare: non è un macchinone ma ha comunque più di 50 kw di potenza. Beh, c'è l'utilitaria di mamma. Una Panda. Che ha più di 50 kw di potenza. Che corrispondono a 68 cv, mica 200.

Pochissime auto restano entro il limite.

Quindi i casi sono tre:

1- Mario Rossi può permettersi un auto nuova. Non era previsto, ed è costretto a spendere dei soldi che magari preferiva investire in altra maniera, ma così il figlio può circolare.

2- Mario Rossi non ha tanti soldi da spendere, ma una piccola macchina usata di qualche anno (un po' più di qualche anno, una volta c'erano più autovetture con minor potenza) al figlio può comprarla. Però quei soldi gli avrebbero fatto comodo per altro. Però la macchina è usata, e ha giun po' di anni = è meno sicura = inquina di più. E' così che si rinnova il parco macchine circolante?

3- Mario Rossi non può proprio comprare una macchina nuova. Il filglio prende la patente, la chiude nel cassetto, e aspetta i 21 anni. Quando sicuramente dovrà ricominciare a far pratica da zero.

Sarà, ma più ci penso, più è una cazzata.

martedì 31 luglio 2007

La terra trema!


In questa vita piatta e insulsa, cosa c'è di più emozionante di una bella scossettina di terremoto mentre te ne stai tranquillo sul divano?
Ieri sera è capitato anche questo: niente di preoccupante, e tutto talmente breve da non avere nemmeno il tempo di spaventarti. Però è stato un bello scossone...diciamo che mentre solitamente dal divano, guardando fuori dalla finestra, vedo due finestre del palazzo di fronte, ieri sera ne ho viste tre, oscillando.
Primo pensiero: ho scoreggiato così forte?
Secondo pensiero: (c'era molto vento) minchia, vuoi che il vento faccia addirittura tremare la casa?
Terzo pensiero: il terremotooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Me lo sono goduto confuso e stupito sul divano, poi ho timidamente messo piede sul balcone, sperando che non crollasse, e osservando i miei vicini che scendevano in strada. Dalle nostri parti, a memoria storica e secolare, nessun terremoto ha mai fatto danni...per cui non mi sono preoccupato.
Però è stato un diversivo inatteso, che a ripensarci non si vive bene. Ti fa pensare alla piccola cacchetta che è l'uomo nell'universo. Quando la natura fa a modo suo, siamo inermi, impotenti, siamo passeggeri di un pianeta che si muove e non sappiamo che farà. Siamo meno di formiche.

giovedì 26 luglio 2007

I geni dell'organizzazione



Io vorrei conoscere quelli che programmano e organizzano i lavori in corso.

Oggi il casello autostradale di Piacenza Sud era chiuso, in contemporanea con una strada provinciale di accesso a Piacenza su cui confluisce anche chi arriva dall'autostrada. Questo naturalmente ha comportato un disagio di traffco, perchè molte autovetture uscivano a Piacenza Nord per entrare in Piacenza,mentre tutti gli autocarri uscivano a Fiorenzuola, a sud di Piacenza, perchè il ponte sul Po che permette l'accesso in città per chi arriva appunto da Piacenza nord è chiuso gli autocarri. Quindi la via Emilia da Fiorenzuola a Piacenza era un gran casino, grazie anche al fatto che c'erano tutti coloro che normalmente invece prendono la provinciale ora chiusa.

Ieri ho tentato comunque la sorte sulla via Emilia, ma è stata dura. Oggi era peggio, per cui ho optato per l'autostrada e l'uscita a Piacenza Nord: colonna ben primadel casello e poi un'unica fila di kilometri, quasi ferma, fino a Piacenza.

Ho pensato: certo, è normale che ci sia traffico, ma così tanto?

Poi ho capito: la statale tra Piacenza Nord e la città è in fase di asfaltatura, da ieri, e quindi si viaggia alternati in una sola corsia per un buon tratto.

Ma santa Cleopatra, proprio nei giorni in cui bisogna per forza tutti passare da qui per andare a Piacenza, devono asfaltare????

Ma chi è il genio della strategia che l'ha pensata?????

mercoledì 25 luglio 2007

Grido!



AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

venerdì 20 luglio 2007

Auto distruzione psichiatrica da vera rockstar


Avete mai la sensazione di sputare involontariamente nel piatto dove mangiate e di non riuscire a fare niente per evitarlo?

lunedì 16 luglio 2007

La rovina legalizzata dei paradisi




Tuerreda e Chia sono due delle spiagge più incantevoli della Sardegna, d'Europa, forse del mondo. Paradisi selvaggi con acque cristalline e spiagge bianche e morbide, circondati da una natura che si tuffa a picco sul mare e riparate da alte dune di sabbia che le fanno assomigliare ad esotici deserti che si affacciano sul mare. Sembrano posti da Oceano Indiano, e invece sono qui, a due passi da noi. Così almeno si presentavano una decina di anni fa, a chi le scopriva. Oggi, di fronte al turismo crescente, di fronte a sempre più persone che decidono di rilassarsi godendo di questi paradisi, le amministrazioni comunali che hanno la fortuna di trovarsele sul territorio hanno pensato bene che la cosa migliore da fare, la priorità, era guadagnare il più possibile.


Una volta a Tuerredda (seconda foto) si parcheggiava lungo la strada, in alto, poi a piedi si scendeva fino al mare e si stava in spiaggia circondati solo dalla natura e da altre persone. C'era giusto un chioschetto sulla spiaggia che vendeva le bibite e qualche panino, e detro la spiaggia una bella radura tra le piante dove le famiglie si rilassavano con in bambini nelle ore più calde della giornata, all'ombra. Oggi lungo la strada non si può più parcheggiare: il sentiero da cui si scendeva a piedi è diventato una piccola mulattiera da discendere in auto (e non si può fare diversamente, visto che lungo la strada le multe fioccano) e la radura-relax è diventata un bel parcheggio a pagamento (10 euro al giorno!!!) dove si è obbligati a mettere le macchine. Al posto del chioschetto sulla spiaggia c'è una costruzione con ristorante self-service, e sul litorale spuntano le prime strutture attrezzate, con sdrai, ombrelloni, lettini, bar, come una spiaggia della versilia. Una tristezza infinita è l'unico sentimento che ti sale quando vedi come si sta riducendo questo paradiso.


A Chia (prima foto)è la stessa cosa: vietato parcheggiare nelle mulattiere prima della spiaggia. Bene, benissimo, è giusto regolamentare per evitare la sosta selvaggia. Però l'unco parcheggio consentito è, guarda un po', a pagamento, benchè esista una legge precisa che prevede che per ogni tot posti a pagamento ne deve esistere una quantità predefinita gratuita in un raggio contenuto. Arrivando alla spiaggia, anche qui si vedono le passerelle di plastica, le strutture attrezzate, e il rumore dei generatori di corrente che servono per i frigoriferi dei bar e cose simili.


Del paradiso che era Chia, resta il ricordo, e solo quello.


Io credo che non sempre si possa avere tutto: la Romagna e la Toscana, a fronte di un paesaggio molto più standard, offrono il massimo del servizio e della comodità, con alberghi sul lungomare e stabilimenti balneari. Chi sceglie la Sardegna, e specialmente il sud della Sardegna, non la sceglie per questo, ma per l'incanto di una natura così varia e incontaminata. Chi vuole certi servizi non è obbligato a venire in Sardegna. Io non vado a Rimini chiedendo che mi sparino la neve sul lungomare perchè mi piace sciare: scelgo. Scelgo tra le opzioni disponibili: adoro la Toscana e la comodità di quel tipo di vacanza, e l'ho scelta spesso. Così come adoro camminare sui sentieri della Sardegna con asciugamani e ombrelloncino sotto il sole per starmene in quei posti da mattina a sera senza un filo d'ombra, e quello che mi manca è compensato dalle sensazioni che il posto mi regala. Non pretendo di trovare la Sardegna a Marina di Carrara. E non pretendo di trovare il Bagno Sandro e l'Hotel Margherita sul lungomare a Cala cipolla.


Invece purtroppo c'è chi vuole vedere la meraviglia della Sardegna e pretende di essere nel salotto di casa, e per soldi il Comune acconsente e intasca. E così la meraviglia della Sardegna è sempre meno meravigliosa.

venerdì 6 luglio 2007

Da un pezzo non stavo così


Oggi sono sconclusionato e inconcludente. E inizio a scrivere con lo stupore di scoprirmi stranamente laconico e il timore di essere eccessivamente prolisso. Chi lo sa. Tra un po' lo scoprirete. Resta che purtroppo ci sono decisioni che non sempre si ha voglia di prendere, che quasi viene da pensare che a volte le opportunità portano più problemi che occasioni, specialmente se sei un sentimentalone come sono io. E poi la giornata è storta, ci sono un po' di sentimenti in mezzo che non dovrebbero esserci, qualche problemino, sentimenti sbagliati, che non dovrebbero esserci, altri piacevoli, confusione e agitazione e timore e dubbi.
Spiegarsi meglio è impossibile, o meglio è impossibile in un solo post di dimensioni normali. Pensate che forza se da qualche parte sul nostro corpo ci fosse il tasto "reset": uno lo pigia e puffff!!!! Zero problemi, zero casini, vai avanti come sempre, e cancelli quello che non hai voglia di avere dentro, bello o brutto che sia.
Voi quanto sareste disposti a mettere a repentaglio pur di dire la verità?
Mi ci vuole una vacanza, una settimana di vacanza.
Per fortuna, almeno questo, inizia domani.
E speriamo che al mio ritorno qualcosa si metta a posto da solo, senza fatica.
Sarebbe un miracolo eccessivo, eh?

martedì 3 luglio 2007

L'insoddisfazione parte dell'ego



Ci sono momenti in cui credo che essere pienamente, totalmente soddisfatto, sia davvero impossibile. Una specie di cronica agonia che ti porta ad alzare la testa congenitamente teso alla ricerca di qualcosa di più. Più di cosa non si sa, ma di più. Oppure inutile tentativo di appagare un ego inappagabile che ti anima nella ricerca.

Spesso la ricerca sembra quasi il fine, più che il mezzo, come se sedersi e fermarsi fosse impossibile, e sia necessario andare solo per il gusto di andare.

Credo davvero sia qualcosa di ineluttabile, parte di un destino già tracciato che non lascia scampo alla razionalità di comprendere che questo qualcosa può bastare, e se si vuole di più bisogna dare nome e cognome all'obiettivo.

Cosa che avviene raramente: spesso l'obiettivo è ignoto, e il percorso per raggiungerlo è una corsa verso un traguardo sconosciuto e di sicuro insoddisfacente perchè la soddisfazione non è di questo (mio) mondo.

Ho sempre banalizzato questo impeto, nascondendolo dietro a improbabili sindromi infantili di assoluta mancanza della volontà di maturare, ma più passa il tempo e più mi accorgo che cambia l'attitudine, ma non la propulsione di fondo. Cala l'entusiasmo della lotta, ma la guerra che è dentro di noi continua, alla ricerca della nostra Moby Dick. Non so se sia così per tutti, ma di certo conviverci non è facile ma necessario, spegnere la fiammella che l'ego alimenta è impossibile, e tante volte è dura anche impedirsi di far legna e riattizzare il fuoco.

giovedì 28 giugno 2007

Borgo medievale+auto d'epoca=Silver flag






Se non vi interessa il rombo dei motori senza elettronica, se non avete il cuore che batte a 4 tempi, questo evento non fa per voi. Ma se in uno dei borghi medievali più belli d'Italia (d'Europa?), la valdardese Castell'Arquato, mettiamo due giorni di auto d'epoca sportive, sportivissime, a fare avanti e indietro sui 9 km che separano il borgo dalla collinare Vernasca, metà tragitto a fondo valle e metà su ripidi tornanti, ecco a voi la Silver Flag, una delle manifestazioni per auto storiche più importanti d'Europa, rievocazione di un'antica gara dei tempi pionieristici dell'auto.


Tante macchine, quasi 200, passando dalle mitiche 500 Abarth a monoposto di Formula 1 degli anni 60-70, che spaccano i timpani ma nemmeno te ne accorgi, tanto è bello il rumore che fanno.


Gente da ogni parte del mondo, pezzi unici e pregiati, e qualche pazzo che guida come se la vera Silver Flag, quella con i cronometristi e l'ordine d'arrivo, non si fosse mai estinta.


Sabato pomeriggio e domenica mattina, e in mezzo il tempo per visitare il borgo e la nostra bellissima val d'Arda, e scusate se è poco.

giovedì 21 giugno 2007

Avete presente il Green volley?


E' un luogo ipotetico, mitologico, dove aitanti ragazzotti e prestanti ragazzotte passano il weekend, tra birra che scorre a fiumi, campi e palloni , sole e risate, birra che scorre a fiumi, notti in tenda, canti e vociare, panini e grigliate, birra che scorre a fiumi (la ripetizione è voluta), dove l'amore per il volley si unisce a quello per la compagnia e il divertimento, l'ebbrezza arriva anche senz'alcool, la semplicità dello stare insieme è talmente bella e rara che pare quasi anacronistica, le chiappette e le cosciotte abbronzate resuscitano da ogni notte brava, tutti si sfiancano per battere l'avversario il prima possibile, in ogni modo, per correre poi il prima possibile a berci una birra insieme.

Non esiste, detrattori, un'altra attività che unisca socialmente, porti alla sana competizione, uomini e donne insieme, permetta attività fisica, sole e divertimento, così completa come il Green volley.

Provare per credere.

mercoledì 13 giugno 2007

Quando tutti faranno, insieme, il bene di tutti?


In questi giorni su internet circola un file che chiede e si chiede dov'è finita la Eolo (nella foto) l'auto ad aria che era stata presentata al Motor show nel 2001.

Esisteva, ma il progetto, non si sa perchè, fu bloccato.

Io vorrei volare un po' più basso: senza tanti voli pindarici su fantomatiche forme alternative di locomozione, penso a una cosa più semplice.

Le macchine di oggi (parliamo di diesel) fanno mediamente 15 km/litro o poco più. Quando gli ultimi modelli arrivano a superare i 20 km/litro ce li spacciano come un miracolo della tecnologia.

40 anni fa la Volkswagen aveva già dei prototipi, perfettamente funzionanti e producibili, di vettura da 40 km/litro se non di più. Volete che con la tecnologia di oggi tutti i più grandi costruttori del mondo non siano in grado di produrre vetture, ugualmente performanti, da almeno 60 km/ litro? Ma non si può, perchè il petrolio bisogna venderlo, ci sono degli accordi di cartello nascosti e molto più complessi di quello che si pensa, e più la disponibilità petroliferà diminuirà, più ce lo faranno pagare. E noi pagheremo, perchè (soprattutto noi maschietti) siamo troppo stupidi per staccarci dall'immagine della nostra macchina strafiga per salire su un autobus a metano.

Bene, la mia idea è questa:

Costruttori, dateci automobili che fanno 60 km/litro

Petroliferi, dateci gasolio a 2,5 euro al litro.

Facciamo due conti:

Oggi (la mia macchina fa 16 km/litro), per fare 200 km, uso 12,5 litri di nafta, con un esborso di circa 14,7 euro.

Nel caso da me prospettato, per fare gli stessi 200 km, userei 3,33 litri di nafta, spendendo 8,33 euro.

Conclusioni:

ho speso meno, più del 40% in meno, mica bruscoletti

ho inquinato meno, circa il 75% in meno

ho utilizzato meno petrolio, che è una risorsa scarsa, e quindi lo faccio durare di più

il petroliere ha guadagnato comunque, perchè mi vende meno carburante, ma con elevatissimi margini di guadagno

Chi ci perde?

Secondo me, nessuno. Mi sembra quasi il dilemma del prigioniero, in cui nessuno fa il primo passo perchè se la controparte non reagisce nel migliore dei modi, invece di guadagnare tutti, guadagna solo la controparte.
Se non è così semplice, voglio qualcuno che venga a dimostrarmelo.

lunedì 11 giugno 2007

Stesso prezzo, meno prodotto:ve ne accorgete?



Hanno cominciato i Ringo, tempo fa. A chi era bambino negli anni 80, e oggi continua (più o meno saltuariamente) a gustare i Ringo, non può essere certo passata inosservata la drastica diminuzione dimensionale che i biscotti hanno subito negli anni. E non c'entra nulla il fatto che da bambini le cose ci sembravano più grandi perchè eravamo più piccoli noi. Negli anni 80, i Ringo erano più grandi. Il tubo però, è rimaste uguale: hanno aumentato lo spessore della carta bianca ondulata di protezione, per dare l'illusione che la quantità di prodotto offerta fosse la stessa.

Per contenere i prezzi della confezione, a quanto pare, non avevano scelta.

E anche se aumentare il prezzo oppure diminuire la quantità di prodotto sembra la stessa cosa, non lo è. Quello che conta è la battuta di cassa, cioè il prezzo dell'unità di vendita, indipendentemente dalla quantità: i Ringo sono biscotti, non possono avere una battuta di cassa troppo alta, che vada oltre certe barriere psicologiche di prezzo (avete presente i vari x.99 euro?), e così la strada migliore era quella di ridurre la dimensione dei biscotti per risparmiare e continuare a dare lo stesso prezzo su una confezione che contenesse lo stesso numero di biscotti, anche se più piccoli.

Strada battuta da tanti: ricordate quando sono uscite le Pringles? Riempivano il tubone che era una meraviglia, erano quasi rotonde. Oggi sono piccolissime, allungate, un lato è lungo quanto il diamtero del tubo, l'altro lato...lasciamo perdere. Dentro il tubo, si muovono e ballano tanto che spesso sono capovolte o infilate negli spazi vuoti.

L'ultima scoperta in ordine di tempo: il pane del Mulino bianco (quello a fette per intenderci): stessa cosa. Prima la busta lo avvolgeva in modo quasi aderente, ora le prime fette sono spesso coricate, tanto è lo spazio che hanno ora a disposizione nell'involucro. Sono sempre più piccole. Come questi, ci saranno tanti altri prodotti con lo stesso espediente, che non ho notato o che solitamente non acquisto.

Purtroppo non è facile il confronto con il passato, anche guardando il peso netto, perchè nessuno credo si ricordi il peso netto di questi prodotti di qualche anno fa: informazione inutile da trattenere, conseguenza molto comoda per i produttori.

A voi dire se è una pratica giusta o meno: io intanto vi ho messo la pulce all'orecchio.

martedì 5 giugno 2007

Dove sono i papà di una volta?



Ieri ho visto un'intervista al papà del minorenne che è in carcere per la morte allo stadio di Catania del poliziotto Filippo Raciti, e che è stato scaricato dall'accusa di omicidio: resta in carcere per resistenza a pubblico ufficiale.

In questo momento non mi interessa più di tanto la vicenda in sè, anche se a titolo personale io ritengo che il fatto che lui sia o meno l'omicida materiale sia del tutto incidentale. Il risultato finale non cambia il suo gesto: forse questa volta non l'ha ucciso lui, ma è un caso. Ha aggredito un poliziotto in un modo che poteva essere letale: che sia lui ad averlo materialmente ucciso o meno, per me resta un potenziale assassino, un criminale che ha trasformato una partita di calcio in una guerra. Come tutti i suoi compari, del resto.

La questione è un'altra: il padre chiedeva giustizia e verità. Sacrosanto, come sacrosanto è l'amore di un padre che fino all'ultimo spera a qualunque condizione che il figlio prima di tutto esca di galera e poi, magari, che sia anche innocente. Non mi sento di condannarlo per questo.

Però sono rimasto gelato nel vedere la rabbia, il livore di questo papà che rivendicava giustizia per il figlio come se questo fosse una povera vittima incolpevole, un bravo e pacifico ragazzo finito chissà come sul banco degli imputati, neanche si trattasse di uno scambio di persona.

E non è la prima volta che vedo comportamenti del genere da parte di genitori che si trovano i figli in queste condizioni.

Ma porca puttana, dico io, una volta che sia una riuscirò a sentire un papà che, pur sperando di vedere il figlio a casa e fuori di galera, se ne esca con un: "Mio figlio è un delinquente, sono schifato dasuo comportamento, non credevo che fosse capace di cose del genere", ecc....????

Mai?

Mai un padre che si incazzi con il figlio, che pubblicamente gli urli "Che cazzo hai fatto deficiente?" Questa sarebbe stata una reazione accettabile: la speranza,ma anche la rabbia, lo sconforto. Non la difesa a priori, lo scagliarsi contro tutto e tutti per vittimizzarsi ad ogni costo.

Fossi io quel ragazzo, spererei di rimanere in galera, perchè trovarmi di fronte mio padre il giorno che torno a casa, sarebbe una pena molto peggiore.

A volte, generalizzando ed esagerando, si colpevolizzano i genitori per gli errori dei figli.

Non dico che sia così, che sia per forza colpa dei genitori. Però almeno il pensiero che questi non abbiano nemmeno fatto nulla per evitare che il figlio diventasse un delinquente...sì, ogni tanto mi sfiora.

lunedì 4 giugno 2007

L'AIDS come controllo naturale



Ho sempre pensato che la forza della natura sia immensa, ancora più grande di quanto siamo disposti ad ammettere, e che tantissimi eventi e mutamenti che presuntuosamente (anche se ci sarebbe ben poco di cui vantarsi...) siano in realtà messi in atto dalla natura per il suo fine unico: la propria sopravvivenza e il proprio equilibrio.

La natura è egoista: pensa solo a se stessa, e a preservarsi. E non guarda in faccia a nessuno, quello che le permette di andare avanti nel modo migliore, è il bene.

L'aids.

Sappiamo che arriva dall'Africa. Sappiamo, forse, che arriva dalle scimmie.

Negli anni si sono sentite teorie di ogni genere, anche che fosse stato isolato in laboratorio e volontariamente immesso nel mondo per chissà quale fine nascosto.

Io la vedo diversamente, e sia chiaro, lungi da me qualunque discorso di tipo razziale.

La natura controlla, cesella, gestisce e dosa le risorse. E deve riequilibrarle quando l'uomo con la sua scelleratezza devia dalla retta via.

In Africa centrale si verifica da decenni (secoli?) una situazione tutt'altro che allineata. La popolazione è vasta, sempre di più. Le risorse a disposizione (alimentari e altro) scarsissime, sempre meno. Si muore di fame e di sete.

Per la natura è inaccettabile: deve (ha dovuto) intervenire per permettere una situazione che non mandasse il mondo in rovina.

Siccome probabilmente, viste le caratteristiche morfologiche e climatiche del luogo, non era possibile far sì che aumentassero le risorse disponibili per soddisfare tutti, la via più percorribile era quella di ridurre gli utilizzatori di queste risorse.

E ha introdotto l'AIDS: come forma di controllo per decimare la popolazione (detto così è brutto,ma...) e renderla sostenibile per l'ambiente circostante.

E come l'ha introdotto?

In Europa probabilmente sta controllando la popolazione con un'altra piaga, ma non è questo il momento di discuterne.
In Africa, dove l'unica cosa che tutti possono fare perchè non costa nulla è scopare, la cosa più semplice era introdurre un agente di controllo della popolazione di tipo sessuale.

E in questo modo la natura cerca di reagire allo squilibrio che si è venuto a creare. Diffonde un virus che attraverso il sesso (e l'ignoranza di chi spesso non ha i mezzi per conoscerlo e tutelarsi) tenta di controllare e mantenere entro limiti accettabili la popolazione che si serve di una terra già povera di risorse.

L'uomo combatte questo stato di cose, si fa più forte, si protegge, si cura, e quindi l'obiettivo che madre natura si è proposto diventa sempre più difficile da perseguire.

Ma resta il fatto che nulla avviene per caso, e che la natura ha regole e strategie ben precise con cui tenta di far sopravvivere il mondo più a lungo possibile, causando meno disagi possibili nell'insieme delle specie. Anche se questo a volte, nei suoi calcoli, significa che è l'uomo a dover pagare pegno.

venerdì 1 giugno 2007

Perchè gli spagnoli cenano alle 10?



Tantissime volte, quando certi usi, certe abitudini vengono etichettati come "culturali", trovo in me la forza di dissentire. Ho sempre creduto che certe nostre tradizioni non vengano dalla storia culturale del posto in cui viviamo, ma molto più primitivamente (e semplicemente) da atavici allineamenti che il nostro corpo mantiene nei confronti della natura.

Un esempio è la mia risposta al quesito di cui in oggetto.

Perchè gli spagnoli cenano così tardi alla sera? Si dice per abitudine, per differente stile di vita e orari, ecc... Secondo me è a causa del sole, o meglio delle ore di sole, un po' come in quell'esperimento in cui alcune persone erano state isolate senza orologi e senza luce naturale in modo da non poter distinguere quando fosse giorno e quando fosse notte, e il loro ritmo circadiano si era allungato da 24 a circa 25 ore.

Vediamo se riesco a spiegarmi: la Spagna è, più o meno, alla nostra stessa latitudine, quindi in ogni periodo dell'anno ha la stessa quantità di luce e di buio che abbiamo noi.

Ha il nostro stesso fuso orario, per convenzione, ma longitudinalmente tra noi e loro c'è una discreta differenza. Basti pensare che l'Inghilterra, che longitudinalmente è più vicina a noi della Spagna, ha un fuso diverso, sono indietro di un'ora, sempre per convenzione.

Questo significa che quando da noi sono le 8 di sera sono le 8 di sera anche in Spagna, ma nel ciclo naturale del giorno, la giornata non è allo stesso punto. Loro sono più indietro. in una giornata con 12 ore di giorno e 12 ore di notte, come l'equinozio di primavera, se da noi il sole sorge alle 7 del mattino e tramonta alle 7 di sera, da loro sorgerà più tardi, diciamo quasi alle 8, e allo stesso modo tramonterà quasi alle 8. Perchè di fatto, a livello naturale, tra noi e loro c'è quasi un'ora di differenza, anche se convenzionalmente siamo nello stesso fuso e quindi non c'è differenza di orario.

Questo significa che se noi ceniamo alle 20.30, quasi alle 21, perchèil nostro corpo si è regolato sul sole e sul fatto che a quell'ora la giornata è in un certo modo finita, questo da loro avviene più tardi, perchè alle 21 hanno (ad esempio d'estate) più luce di noi ancora davanti, e anche il loro bioritmo è quindi più elevato. Quindi ceneranno quando la giornata sta per finire come da noi, cosa che per convenzione dei fusi orari avviene un'ora dopo rispetto alle nostre abitudini, ma nel ciclo naturale della giornata avviene in realtà nello stesso istante.

Tutto questo per dire che la natura determina la nostra vita, e che le differenze sono scientemente decise dall'uomo, come in questo caso, in cui in realtà non c'è nessuna differenza tra le nostre abitudini e le loro.

giovedì 31 maggio 2007

De rerum Mutantorum



Ciao.
Sono il Mutante. A 30 anni mi sono chiesto: se un sacco di gente spara cazzate in milioni di blog, possibile che io non riesca a comunicare qualcosa di più? E anche se non fosse, avrò almeno il medesimo diritto di sparar cazzate come tutti, no?
Chissà, potrebbe anche darsi che tra le miriadi di associazioni sintattiche che i miei neuroni elaborano ogni volta che si scontrano (casualmente, sia chiaro) ne possa saltuariamente uscire qualcosa che metta d'accordo chi si accosta serio e chi faceto.
Come quel mio amico che ai tempi dell'adolescenza mi disse:"Quando scopi, metti 2 preservativi. Con lei fai la figura del ragazzo coscienzioso, che usa le precauzioni. Col tipo della farmacia fai la figura del chiavatore, perchè ogni 2 x 3 sei là a comprar dei goldoni."
Elementare, vero Watson?

Prova microfono

Sssa...ssssa....prova microfono, PROVA MI-CRO-FO-NO!!!!!!